[SPUNTI] sul VALLI OCCITANE

Ci troviamo nell’estremo lembo orientale dell’Occitania, territorio linguistico che si colloca per la maggior parte nel sud della Francia e si estende fino alla piccola valle d’Aran in Catalunya (Spagna). Qui da noi l’Occitania, con le sue tredici valli in territorio piemontese (tra cui la Zona del Brugasco, la Zona del Quié, le Valli della Bisalta, la Valle Vermenagna, la Valle Gesso, la Valle Stura, la Valle Grana, la Valle Maira, la Valle Varaita, le Valli Po, Bronda e Infernotto, la Valle Pèllice, la Val Chisone e le Val Susa), con il suo paesaggio aspro e montuoso, si differenzia dal resto del territorio occitano. Arrivando dalla pianura padana, le valli si aprono a ventaglio verso ovest: la corona di cime chiude l’orizzonte tingendosi di un tenue rosa nelle prime luci del mattino e scomparendo in controluce nel cielo della sera.

Rimaste poco accessibili per lungo tempo, le valli hanno sviluppato peculiarità proprie, tanto nella lingua quanto nelle tradizioni. Ma chi pensasse a questi luoghi come a dei mondi isolati sbaglia: sentieri e strade sono state percorse incessantemente, fin dal Medioevo, da un versante all’altro, sia in quello che oggi è territorio italiano, sia verso il territorio francese. Prova ne sono la lingua d’oc che accomuna queste genti, il lascito artistico dei pittori che vi hanno operato, i mestieri itineranti che portavano le genti dal mare Mediterraneo alla montagna, da una valle all’altra, dalle montagne alla pianura padana e oltre.

Le montagne richiedono un passo lento e costante nel risalire verso la cima. Così ci vuole pazienza per scoprire, nei villaggi, nelle frazioni, nelle vallette laterali, le bellezze di questo territorio che domanda di essere percorso senza fretta, con occhio attento e passo silenzioso per cogliere la natura del luogo e i segni dell’uomo che ha cercato di viverci.

Le tredici valli conservano un patrimonio di bellezze naturali, geologiche, di carsismi, di flora, di fauna, di cultura architettonica, musicale, letteraria, di tradizioni culinarie. Purtroppo, a causa dello spopolamento vissuto dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, il mantenimento di queste ricchezze è affidato a un numero fin troppo esiguo di persone. Spesso i prati lasciano il posto alla macchia, i caprioli e i cinghiali si riprendono il terreno destinato agli orti.

Una nuova consapevolezza del rispetto e della tutela sia dell’ambiente sia delle tradizioni ha fatto sì che venissero costituiti parchi naturali e che sorgessero musei del territorio per conservare la memoria di ciò che è stato e ribadire che la montagna è una ricchezza che non dobbiamo lasciarci sfuggire di mano.