La coltivazione dell’Aglio di Caraglio segue i principi della coltivazione biologica, con l’esecuzione della scerbatura manuale e del piro-diserbo per evitare l’uso di diserbanti chimici, ad assoluto vantaggio della qualità merceologica ed organolettica del prodotto così ottenuto. Il momento più impegnativo del ciclo produttivo corrisponde alla raccolta, con conseguente pulitura dei bulbi, stoccaggio su graticci per l’essiccatura naturale e successiva preparazione delle caratteristiche trecce, grappoli, braccialetti pronti per essere commercializzati.
Il Formaggio Castelmagno è un formaggio di latte vaccino a pasta semidura della Valle Grana, in provincia di Cuneo, dalle antiche origini. Riconosciuta la DOP da parecchi anni, si distingue nelle tipologie d’Alpeggio e della Montagna. È reperibile in genere giovane, ma dà il meglio del suo sapore con la stagionatura. Il formaggio Castelmagno deve il suo nome al comune omonimo della Valle Grana, nelle Alpi Cozie, in Piemonte, provincia di Cuneo, dove viene prodotto da molto tempo. La particolare varietà e il sapore delle erbe presenti nei pascoli, caratterizzati da una flora costituita da graminacee dei generi Poa e Festuca, dell’alta valle Grana danno a questo formaggio un sapore davvero unico.
Lo Zafferano veniva già coltivato nel 1400 sulle colline del Marchesato di Saluzzo, territorio in cui , a quei tempi, era compresa anche la Valle Grana. Tuttavia i richiami diretti e inconfutabili che attestano l’antica presenza produttiva, la commercializzazione e il riconoscimento dello “zafferano di Caraglio e della Valle Grana” risalgono al 1870 quando, in occasione della “Prima esposizione agraria-industriale-artistica della provincia di Cuneo”, il cittadino caragliese Antonio Delpuy portò in esposizione il suo zafferano. Lo zafferano, stando alle fonti storiche, veniva utilizzato anche come tintura e in taluni casi come valore di scambio di merci o come “moneta” per offerte. L’utilizzo come spezia per cucina era minore.
La Patata Piatlina, ottima bollita e indicatissima per la produzione di patate fritte, della purè, nelle minestre e minestroni, di gnocchi, dalla polpa bianchissima come la neve e dal gusto sublime, è una antica varietà di patata locale, un tempo ampiamente coltivata sui nostri monti. Poi l’arrivo di nuove coltivazioni più produttive e la sua contemporanea degenerazione causata da virus dovuta alla autoriproduzione aziendale del suo “seme” ha fatto si che scomparisse quasi del tutto. Ora, con la paziente ricerca presso i rari produttori superstiti e grazie alla collaborazione di tante persone sensibili alla riscoperta di antichi gusti locali, la rivalorizzazione di questo generoso tubero, pare possibile. Da qui è nata la libera Associazione per la promozione, tutela e valorizzazione dell’antica patata locale Piatlina e della patata Ciarda della Valle Grana.
In Piemonte il Tartufo Nero Pregiato cresce in diverse zone. Per quanto riguarda le Valli Occitane l’area interessata è la Valle Grana e in particolare il comune di Montemale che, insieme ai comuni di Valgrana, Monterosso Grana e Pradleves, è caratterizzato da un’indiscussa vocazione tartufigena. Tale area rientra infatti tra le aree piemontesi particolarmente vocate alla produzione del Tuber Melanosporum, come è testimoniato dalla presenza spontanea del fungo, dalla ricerca che da circa quarant’anni si svolge nei boschi della valle e non da ultimo dalla conferma scientifica della spiccata attitudine alla produzione di tartufi neri di questo territorio, che presenta caratteristiche favorevoli di suolo, clima, vegetazione e morfologia dei versanti.