La Chiesa di San Giovanni Battista fu per secoli la parrocchia di Caraglio e venne rimaneggiata più volte nel tempo. Di impianto romanico, non presenta tracce di costruzioni romanica salvo due finestre a strombatura alla base del campanile, che nella fattura attuale superiormente è in stile Gotico, dalla cuspide piramidale domina il paese dall’alto.
Non si conosce la data della sua erezione precisa, ma proprio sulla sua estremità delle sue antiche mura medievali, sull’ultimo spigolo roccioso della collina caragliese – Kara in celtico o Caira in piemontese per cui si era anche ipotizzato che da questo toponimo derivasse il nome del nostro paese – si sa solo che viene citata per la prima volta in un documento nel 1270. Nata come piccola chiesa ha già una certa importanza religiosa, nei pressi sorge la casa canonica e assume il ruolo di chiesa principale dopo gli ampliamenti nel corso del 1700; infatti nella relazione del 1769 preparata in vista della visita pastorale del vescovo di Torino Rorengo di Rorà nel 1770 il parroco di allora don Gatti, la descrive in modo minuzioso e accenna al suo ruolo, essendo la più grande e più integra di tutte le Chiese e in cui erano custoditi gli olii sacri. Solo nel 1817 dopo l’acquisto e la sistemazione della cosiddetta casa del Marchese i sacerdoti si trasferiscono nella canonica attuale e a San Giovanni rimane solo più il rettore che adibisce le camere in eccesso ad aule catechistiche, sale di riunioni per la Confraternita e scuola di musica.
Ai tempi le tre chiese esistenti erano comparrocchiali, in particolare le chiese dei SS. Pietro e Paolo e S. Giovanni Battista erano destinate prevalentemente al culto dei defunti, avendo lo spazio necessario, sia all’esterno sia all’interno, per provvedere alla sepoltura, mentre la chiesa di S. Maria Maggiore si occupava di battesimi e matrimoni.
All’interno della chiesa di San Giovanni Battista infatti esistevano ben 13 sepolcri; uno per ogni famiglia che aveva patronato gli altari, uno per il clero ed uno per i bambini, mentre glia altri defunti venivano sepolti nella scarpata a Nord (che fino agli anni trenta era sorretta da un poderoso muro, poi crollato) o nel terreno adiacente la Chiesa di SS. Pietro e Paolo.
Con la consacrazione della Chiesa di S. Maria Vergine Assunta nel 1779, sia la Chiesa di S.Giovanni Battista sia la Chiesa di SS. Pietro e Paolo perdono man mano di importanza.
L’interno della grande chiesa a tre navate è un cupo miscuglio di barocco con gusto popolaresco come pure la facciata è di impronta barocca. Tra il XVII ed il XVIII secolo l’edificio venne interamente rinnovato inseguito a cedimenti e crolli delle strutture portanti; l’opera fu finanziata dalle grandi famiglie del paese i cui stemmi son ancora visibili sulle cornici in stucco e legno delle ancone. Le varianti apportate nei secoli all’architettura sobria e solenne di un tempo sono state tante e celano un’architettura ricca di linee pure.
Ad attestare lo splendore dell’età medievale si può vedere in fondo alla navata sinistra una cappella interamente affrescata nella seconda metà del Quattrocento dai fratelli Tommaso e Matteo Biasacci di Busca. Il ciclo, non a tema unitario, ha per protagoniste delle sante e martiri, capaci di “armarsi di fede, non di spada” come la Maria Maddalena, raffigurata come mirrofora, ovvero con l’unguento per profumare il corpo di Gesù deposto, e nelle vele della volta a crociera Lucia con gli occhi che le vennero strappati e Apollonia con le tenaglie usate per straziarle i denti. Sempre nelle vele sono ritratti San Sebastiano e Santo Stefano. Sulle pareti delle cappelle compaiono San Domenico, Santa Caterina da Siena che accoglie i fedeli sotto il proprio mantello, una Madonna in trono frammentaria ed un Cristo di Pietà sulla parete di fondo.
La figura più originale affrescata in loco è senza dubbio quella di Sant’Orsola, che richiamava la vicenda delle 11000 vergini narrata nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze (o da Varagine). Altrettanto rara è la scena di Santa Caterina da Siena che riceve la stigmate di fronte all’analoga scena con protagonista San Francesco. Sui due pilastri d’accesso sono dipinti due santi martiri della Legione Tebana, forse San Costanzo e San Magno. Nella navata di destra sono murate: la lastra di copertura di un sarcofago su cui è scolpito il simulacro del defunto in abiti sacerdotali e la relativa lapide commemorativa che potrebbe trattarsi di un lavoro proveniente dall’officina dei fratelli Zabreri.
Tra gli arredi va segnalata, sulla parete sinistra del presbiterio, la tela con il matrimonio misto di Santa Caterina dipinta dal pittore fiammingo Jean Claret poco dopo la metà del XVII secolo.
La Chiesa di S. Giovanni Battista diventa comunque sede della Confraternita del Suffragio prima e dell’Annunziata verso la fine del ‘700, trasferite dalla Chiesa in Via Angelo Brofferio; che viene venduta alla Comunità per far fronte agli ingenti debiti contratti per la costruzione della Chiesa S. Maria Vergine Assunta; in contemporanea vi vengono trasferiti anche addobbi e quadri; di certo il bel quadro della Strage degli Innocenti, che avrebbe ora bisogno di un urgente restauro. Da questo momento in poi e grazie alle due Confraternite si comincia a conoscere qualcosa in più sulla vita della Chiesa di San Giovanni Battista
Tra le prime cose notevoli la notizia che nel 1795 vi vengono trasferite le reliquie di San Dolcido, donate dalla Famiglia Serale di Monticello e per le quali si stabilisce di celebrare una apposita festa celebrativa.
Non seguono altre note di importanti lavori salvo lo sfondamento di parte del muro di Nord per la costruzione di una nuova Cappella avvenuto nel 1848, poi il rifacimento del pavimento che chiude definitivamente gli accessi a quasi tutti i sepolcri e la costruzione del nuovo altare maggiore negli anni 1930 grazie all’offerta di un benefattore.
La decorazione della volta della navata centrale e della Cappelle è opera del nostro pittore concittadino Giovanni Battista Arnaud, nel 1898, che meriterebbe di essere maggiormente conosciuto e valorizzato.
Gli anni sessanta del millenovecento segnano altri momenti importanti: la fine delle Confraternite, che nel frattempo si erano fuse per diventare una sola, e il trasferimento dell’ultimo rettore il Rev. Don Carlo Falco a Cuneo. Da questo momento non ci sarà più un rettore fisso dimorante nella canonica annessa alla Chiesa, l’ultimo ad avere l’incarico di celebrare stabilmente la messa ogni domenica è stato il Rev. Don Giulio Bruno fino alla fine degli anni novanta.
Da segnalare i notevoli lavori di restauro avvenuti negli ultimi anni: nel 1981/82 il restauro della grande tela del Claret del 1648 a cura della Soprintendenza, il completo rifacimento del tetto nel 1986/87, il rifacimento di parte del muro di contenimento del piazzale ed il restauro degli affreschi quattrocenteschi nella navata di sinistra, della pala d’altare dell’altare dei Riba e Bima e di quelli raffiguranti San Giovanni Evangelista e Santo Stefano eseguiti nel 1999-2000 e in ultimo il restauro del quadro di San Carlo Borromeo finanziato dall’Associazione di Filo in Filo nel 2015.
La Chiesa di San Giovanni Battista, proprio per la sua posizione e il suo notevole impatto visivo, è spesso visitata da comitive e gruppi, molti provenienti dall’estero, anche grazie all’inserimento di questo monumento negli itinerari della Valle Grana, dagli operatori turistici della zona.
Fonte
- “Mistà Itinerario romanico-gotico nelle chiese delle valli Grana, Maira, Varaita e Po, Bronda, Infernotto” +eventi edizioni 2006
- “Repertorio dei monumenti artistici della Provincia di Cuneo” a cura di Mario Perotti 1980
- Bollettino mensile della Parrocchia Maria Vergine Assunta “Parrocchia Viva” anno 103 del 6 giungo 2016 Dir. Resp. Don Gandolfo Antonio