L’antica Chiesa di San Pietro e Paolo a Caraglio, originariamente architettonicamente di stile e tipologia romanica (campanile a sei piani, navata centrale e due laterali) venne successivamente restaurata e modificata in stile barocco nel 1621, con l’abbattimento delle tre absidi e la costruzione di una nuova facciata, e consacrata il 13 giugno 1621 festa di Sant’Antonio da Padova dal vescovo di Saluzzo.
Sotto le travature delle capriate, fra la volta cinquecentesca ed il tetto, nella zona con termine alle distrutte absidi, esistono due frammenti della decorazione romanica. Sul lato destro il volto di un angelo, purtroppo rovinato all’altezza del mento. Le due ali rosse, anch’esse frammentate, sono avvicinate sulla destra dai resti della verga fiorita: si trattava quindi di un’annunciazione. Al di sopra ricorre un fregio ornamentale a meandro.
Sull’altro lato delle navate si vede un frammento più grande della medesima decorazione geometrica e il nimbo crociato di Cristo. A lato appare una mano stilizzatissima estendente una corona verde. Una terza figura è andata persa per una infiltrazione d’acqua dal tetto. Vicino al nimbo del Cristo si vedono le lettere XC in nero. Colori usati: sfondo bianco calce; il meandro in verde, rosso e giallo con alluminature bianche. Nimbo dell’angelo: giallo con bordo ocra. Volto dell’angelo: fondo giallo carico, velature verdi alluminature bianche, ali color vinaccia. Il nimbo di Cristo: rosso vinaccia e croce bianca.
Queste pitture appaiono molto più arcaiche di quelle di Sant’Ilario di Revello, ma meno curate. Rispetto a quelle di Roccaforte si nota invece un più accentuato cromatismo ed abbonodanza di giallo, mentre quelle di Pagno sono in stile più raffinato.
La corona che il Santo eleva verso il simbolo cristologico ha molte affinità con quelle dei mosaici ravennati. Tutto l’insieme è permeato di stili bizantineggianti.
La facciata di epoca romanica vede inglobata una pietra angolare decorata con piccolo rilievo. Sulla facciata barocca fu apposta quasi a perenne memoria del evento luttuoso che distrusse irrimediabilmente uno dei più insigni monumenti artistici dell’alto medioevo cuneese, l’epigrafe
“ANNO DNI 1621, 13 GIUN. PER IL is ET R mus DD OCTAVIUS VIALI US SOLARIUM EPUS DELLEGATUS AB ILLmo ET Rmo DD PHILIBERTO MIL LIETI ARCHIEPo TAURINENSI TEM PLUM HOC PARROCHle SS. PETRI ET PAULI LEG.ME CONSECRAVIT ET CEMETERIUM BENEDIXIT 40π EM INDULGIE DIE VISITANTIBUS CONCESSIT”
Una seconda lapide si trova all’interno di questa chiesa sconsacrata e parla di resturi
“ANNO DOMINI 1849 SACRUM HOC TEMPLUM DDAA PETRO E PAULUM DICATUM VETUSTATE FERE DIRUTUM DOMINUS STEPHANUS MOSCHETTI REGIS IN COHORTIBUS I AM DUX NUNC VERO HUYUS COMMUNITATIS SYNDACUS PROPRI I SUMPTIBUS ORNANDUM ET RESTAURANDUM CURAVIT UT SUORUM ULTIMA QUIES”
L’interno della chiesa è soffittato con volta a botte e spicchi, mentre gli ornati sono caratteristici dell’epoca albertina.
Fonte
- “Repertorio dei monumenti artistici della Provincia di Cuneo” a cura di Mario Perotti 1980